Megarails: una goccia, nel mare del fermodellismo.

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martedì 2 aprile 2013

(NON) APRITEQUELLA PORTA! N°2 - parte III


della serie: (NON) APRITE QUELLA PORTA!

VECCHIA FERROVIA GENOVESE ORIENTALE
Da Genova Sturla a Genova Nervi

parte III - vecchia galleria San Martino


Si riparte. Esattamente da dove eravamo partiti l'ultima volta: da questo ponte.



Il piccolo residuo di viadotto si trova a Genova Sturla, sotto Via Caprera. In Piazza Sturla, in direzione levante (pardon, est per chi non è ligure) si svolta a destra e si scende in una piazzetta antistante proprio davanti al vecchio manufatto. Questa volta ripercorreremo il vecchio tracciato in direzione opposta, cioè Brignole.

(Foto: Google Maps)

Il nostro obiettivo è raggiungere l'ex galleria san Martino, che da questa zona sfociava nel quartiere di Terralba, subito prima della stazione Brignole. Nella piantina qua sopra essa è rappresentata da una linea arancio, mentre la linea nera continua rappresenta l'attuale tunnel San Martino della ferrovia Genova - Pisa - Roma. Le linee più sottili invece sono i rispettivi vecchio e nuovo tracciato. Il punto di partenza è a ovest del vecchio ponte sotto Via Caprera, alla fine di Via Sclopis, nella piantina qua sotto (linea rossa).

(Foto: Google Maps)

La piccola via Sclopis è raggiungibile anche in auto da via san Martino, arrivando da Corso Italia. Tuttavia è consigliabile percorrerla a ritroso a piedi allo scopo di scorgere le vestigia della vecchia ferrovia orientale genovese. Di questo tunnel, circa un kilometro lato ovest è rimasto utilizzato nell'attuale sede raddoppiata della linea. Se si ha la fortuna di essere su un treno con i finestrini apribili, si può scorgere in galleria il breve camerone aprirsi sul moncherino murato del vecchio tunnel proveniente da Sturla. Ora proveremo a raggiungere dalla parte opposta questo reperto archeologico ferroviario.

(Foto: Google StreetView)

Si avanza lungo Via Sclopis e già si scorgono vecchi muretti di una certa impronta...direi "familiare" ma il bello deve ancora venire. Procediamo sulla sinistra verso il cortile di un magazzino di attrezzature da giardino, è qua che le piantine sul post N.2 parte II ci portano.


"Ditta Tonet". Entro nel cortile, avanzo e...!


Un casello, consunto dal tempo ma intatto. Sono ancora visibili le "ciappe", seppur illeggibili, indicanti la progressiva chilometrica.




Resti della targa della progressiva chilometrica, sul fianco del casello.


Resti della targa della progressiva chilometrica, sulla testata del casello.


Il titolare Andrea Tonet è molto disponibile, non sembra sorpreso più di tanto del motivo della mia visita e mi fa strada verso l'obbiettivo. Il cammino prosegue accanto a un segno inequivocabile...il portale della galleria San Martino.


Dettagli dello stacco tra due diversi rivestimenti interni di muratura, appena dopo l'imbocco.




Il camino di ventilazione, ora chiuso, dopo pochi metri percorsi all'interno del manufatto.



Dall'esterno, se si prosegue a ritroso su Via Sclopis si scorge la sagoma del portale...



...e su Via San Pio X, da uno slargo privato, si nota appena lo sfogo di cui sopra.


(foto: Google StreetView)

Mi viene spiegato che da diversi anni la Ditta usufruisce del primo tratto del vecchio tunnel, circa cinquanta metri, come magazzino. L'ambiente è abbastanza ben conservato ed è delimitato da un diaframma e una porta.


"Tempo fa abbiamo dato un'occhiata oltre questo muro ma il terreno è fangoso e ci vorrebbero delle fotoelettriche come si deve, dopo questa porta non c'è illuminazione. Comunque si può aprire la porta e affacciarvisi, se riesce a vedere qualcosa lei.."
"Non aprite quella porta" recitava il famoso del film dell'orrore....
E NO! APRIAMOLA, ECCOME!
Buio pesto. con il flash della digitale si scorge appena qualche oggetto all'inizio del secondo tratto. Per terra, in effetti non si capisce sempre dove si mettono i piedi. Tuttavia il proprietario della Ditta è disponibile ad "accogliermi" una seconda volta nel caso io riesca a portare mezzi di ripresa più potenti.



L'occasione è un interesse comune con l'amico Henry De Santis, giovane speleologo del gruppo "Speleo Club Gianni Ribaldone" di Genova (URL). Tra le loro attività rientra anche l'esplorazione delle cosiddette cavità artificiali, cioè tutte le opere sotterranee o "in caverna" realizzate dall'uomo tra cui ovviamente anche le infrastrutture: tunnel, rifugi, passaggi vari, antichi e contemporanei. Propongo a Henry di esplorare la vecchia galleria, anche per esaminare eventuali formazioni calcaree favorite dal lungo abbandono del manufatto nel tempo. La risposta, nelle foto seguenti...


La lunghezza complessiva del vecchio manufatto era di circa 1,3 km dei quali 300 mt circa dismessi in occasione del raddoppio e spostamento a monte della ferrovia. Quest'ultimo tratto è suddiviso in due parti, simili tra loro come lunghezza. La prima parte è pressochè spoglia, a parte diversi oggetti e detriti abbandonati; nella seconda parte si scorgono inequivocabili segni del suo utilizzo come rifugio antiaereo durante la II Guerra Mondiale; i due tratti sono separati da una barriera in muratura realizzata per ammortizzare le eventuali onde d'urto provocate da esplosioni vicine.


Nelle due foto precedenti viene mostrato il primo tratto, immediatamente dopo la porta del magazzino. L'ambiente ha favorito una serie di interessanti concrezioni calcaree formatesi a causa delle acque di percolazione che filtrano dal soffitto della galleria. Nelle foto seguenti vi sono alcuni delle formazioni più suggestive.





Proseguendo fino a circa metà del tunnel dismesso si incontra il muro di delimitazione del successivo ambiente ex rifugio antiaereo. Si tratta di una struttura in muratura mista a calcestruzzo, denominata "a scalino" atta ad ammortizzare lo spostamento d'aria che poteva essere provocata da un'eventuale esplosione esterna alla galleria.





Foto lato uscita magazzino. E'naturalmente presente un passaggio di accesso al rifugio.





Foto lato rifugio. I fori in alto contribuiscono a smorzare l'eventuale onda d'urto.
Si prosegue in leggera curva a sinistra, verso la fine del tratto abbandonato del tunnel.




 L'ambiente ora è più asciutto e porta diversi segni del suo utilizzo come rifugio antiaereo. 






I "servizi", cavi, tubazioni ecc. passavano agganciati lungo la volta del tunnel.
Nelle prossime foto troverete altri dettagli del rifugio. Se qualche amico internauta ne sa qualcosa di più la porta, questa volta dei commenti, è sempre aperta.










Nelle prossime immagini vi sono segni che lasciano pochi dubbi sull'impiego della galleria.



Si smette di proseguire all'apparire, quasi come un fantasma, del diaframma che separa il nostro vecchio tunnel dall'attuale galleria a doppio binario San Martino, costruita verso Sturla con un singolo fornice e verso Brignole invece con due: al vecchio fornice del 1868 si aggiunse la canna del secondo binario durante i lavori di ampliamento del 1915.





Si ringraziano: Il Sig. Andrea Tonet di Genova Sturla, per la disponibilità data per la visita del sito; l'amico Henry De Santis e lo "Speleo Club Gianni Ribaldone", per la fondamentale collaborazione (http://www.ribaldone.altervista.org). "Quella" porta è stata finalmente aperta ma forse ci saranno altri racconti sulle ferrovie dismesse, anche della zona genovese. Da parte mia, oltre che naturalmente da parte di altri siti e blog, dove ho già avuto modo di vedere cose interessanti su infrastrutture ferroviarie abbandonate. Occorre "fare sistema", creare in rete risorse sulla cultura dell'archeologia delle infrastrutture, ferroviarie ma anche stradali e autostradali.